Questa di Coglionello è la storia vera
Che nacque prematuro in una sera
E la madre che lo vide così brutto
disse “io questo quasi quasi ora lo butto
Crebbe Coglionello nel dolore
sfortunato e con un soffio al cuore
e come il sacrestano oggi riporta
il prete gli faceva la mano morta
Vuoto come le sue tasche il suo cervello
minuscolo come un verme il suo pisello
sin da bambino aveva una missione:
diventare nel mondo il più coglione
Lui riceveva dai maschi grossi uccelli
A scuola lo inculavano i bidelli
e poi di nascosto sotto i banchi
si faceva inculare dai compagni
Coglionello non ricevette mai sorrisi
ma solo cazzi duri o circoncisi
che tra i libri di scuola e le cartelle
nel culo gli facevan veder le stelle
Così Coglionello crebbe col complesso
che era amaro e doloroso fare sesso
ma d’altra parte con il suo pisellino
nessuna donna poteva farci un pensierino
Diventava sempre più emarginato
evitato da tutti come un disgraziato
Costretto a svendere il culo sotto i ponti
Per far quadrare i suoi miseri conti
Gli regalarono un vecchio telefonino
E in chat entrava a fare il becchino
Ma gli uomini lo trattavano con disprezzo
E alle donne faceva gran ribrezzo
Così spesso si chiudeva nel gabinetto
Perché di lui nessuno aveva rispetto
Tra mal di pancia e dissenteria
Cagava e rosicava senza allegria
Dicono poi che mentre lui cagava
Nella latrina chjssà come scivolava
Finendo dritto dritto nella fogna
Nuotando nella merda con vergogna
Questa è la tua canzone, Coglionello
Che sei stato concepito in un bordello
E come tutti i figli di gran troia
Finìsti nella merda che ti ingoia
