La Coglioneida (Canto Terzo)
Inviato: 15/11/2024, 11:34
Si conclude con il Canto Terzo la trilogia de "La Coglioneida" che tanto fece rosicare e andar fuori di senno lo Coglionello alla sola lettura de lo Primo Canto.
Sicchè sguaiando venne ne lo castello de li Bannati che parìa un pazzo for di cervello, vantando di trollate maestose perché in una stanza dopo due mesi scrivette tre-quattro parol fumose, prima d'essere nelle palle castigato.
Qualcuno spieghi al General della Minchiata cosa è davvero una gran trollata.
Ernesto.
La Coglioneida (Canto Terzo)
Lo Coglionello piglianculo e derelitto,
Nato da bona donna valente meretrice
Che con li sghei notturni pagava l’affitto
Ove ello albergava per grazia della benefattrice,
Frignava, gli occhi rossi e ‘l cor contritto
Ritorcendo lo grugno e l’anima sua rosicatrice,
Or che a legger la Coglioneida è chiamato
Che il poemetto soave fu dianzi pubblicato.
Dei Bannati legge le storie e i canti prediletti,
Osserva i cuor bramosi, l'insaziabil menti
De' cavalieri erranti, i gran concetti,
Le sorti, i paragon di tutte genti,
Baron da mensa e campioni da letti,
Como si confà alle teste furbe e intelligenti,
Che da paladin da ver, non dicon ciance
E cantano l'armi, l'amor fra spade e lance.
Da quell’invidia nascette lo suo rosicamento
Odiando Ernesto, grande uom senza sparagno
Coraggioso, fier, cortese, poeta di talento
Che dei bannati era cantor e compagno.
Coglionello le budella contorceva ne lo tormento
Nel rimirar l’omo che parìa Carlo Magno.
Ma s’in collera Ernesto entrava in caso
Nessuno ardìa toccargli in punta il naso.
Artista generoso e Cavalier della Pelata
è Ser Pelatone audace purga-matti,
utile e non pomposo eroe de la brigata;
è di poche parole e d'assai fatti,
dei bannati è la fortezza bene armata,
bizzarro di cuor , gioioso e fiero in atti,
di ogni coglion parabolano egli è terrore,
Coglionello lo invidia per l’ ardimento e ‘l core.
Mister Bannati tra tutti bello e valoroso,
Menestrello raffinato e cor cantante,
Fondator del loco gagliardo e gaudioso
Ove si loda ogne verso ammaliante
E s’infama ogne scorreggion puzzoso
Como Nembokid e Coglionello ronzinante.
Che stando ognun di lor rotto in culo
Ogne scorreggia parìa quello di un mulo.
Oh, ecco che da lontan s’ode lo passo
Di Ser Budenzio capitan de li Bannati
Con la sua spada e senza far fracasso
Infilza le chiappe ai falsi troll malcapitati
E per la legge che fu del contrappasso
Trolla la stirpe dei Coglionelli inchiappettati.
Che quando per sventura lo veggon attorno
Treman come conigli al suon di un corno.
Or li bannati al babbion li sono attorno
E de le risa ognun par che smascelle
-Oh Coglionello sfigato perdigiorno-
Gridan ridendo mentre d’oca avea la pelle
Quel coglionazzo già stracco a mezzogiorno
Giacchè la notte vagava tra la stanze belle
A dir: - son io, son io, il grande Coglionello,
Ragliando all’aire como un asinello.
Or che Ernesto e i Bannati adosso vanno
A chi le stanze ammorba di carogna
Che lo fetor che fa è di gran danno
Chi ‘dà a’ li porci e chi lo vuole in gogna
Budenzio e Pelatone la sentenza hanno
Che come bestia castrarlo bisogna
Al fin che castrando questa gran bestiaccia
Lo fasullo troll d’ora in avanti taccia.
Ma un angel suggerisce alla brigata
Che a nulla serve castrar un uccello morto
Coglionello la vita ha già sprecata
E all’angel buono nessuno diede torto.
Così chi li sputò, chi gli fece una pisciata
Gettando l’animal ne lo sconforto.
Che trista vita attende i troll fasulli
Finché qualcun nel loro culo si trastulli
Or che è giunta la fin de lo mio canto
E al rosicone lo fegato sì tal si ingrossa,
Che sempre più si appresta al Camposanto
Tremando e temendo la novella mossa.
Saluto li Bannati che furon vanto
Ne la storia di chi nel ver trollò tanto.
Pel Coglionello ormai lo dado è tratto,
Al cielo trollerà como .... un infame sorcio matto.
Sicchè sguaiando venne ne lo castello de li Bannati che parìa un pazzo for di cervello, vantando di trollate maestose perché in una stanza dopo due mesi scrivette tre-quattro parol fumose, prima d'essere nelle palle castigato.
Qualcuno spieghi al General della Minchiata cosa è davvero una gran trollata.
Ernesto.
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La Coglioneida (Canto Terzo)
Lo Coglionello piglianculo e derelitto,
Nato da bona donna valente meretrice
Che con li sghei notturni pagava l’affitto
Ove ello albergava per grazia della benefattrice,
Frignava, gli occhi rossi e ‘l cor contritto
Ritorcendo lo grugno e l’anima sua rosicatrice,
Or che a legger la Coglioneida è chiamato
Che il poemetto soave fu dianzi pubblicato.
Dei Bannati legge le storie e i canti prediletti,
Osserva i cuor bramosi, l'insaziabil menti
De' cavalieri erranti, i gran concetti,
Le sorti, i paragon di tutte genti,
Baron da mensa e campioni da letti,
Como si confà alle teste furbe e intelligenti,
Che da paladin da ver, non dicon ciance
E cantano l'armi, l'amor fra spade e lance.
Da quell’invidia nascette lo suo rosicamento
Odiando Ernesto, grande uom senza sparagno
Coraggioso, fier, cortese, poeta di talento
Che dei bannati era cantor e compagno.
Coglionello le budella contorceva ne lo tormento
Nel rimirar l’omo che parìa Carlo Magno.
Ma s’in collera Ernesto entrava in caso
Nessuno ardìa toccargli in punta il naso.
Artista generoso e Cavalier della Pelata
è Ser Pelatone audace purga-matti,
utile e non pomposo eroe de la brigata;
è di poche parole e d'assai fatti,
dei bannati è la fortezza bene armata,
bizzarro di cuor , gioioso e fiero in atti,
di ogni coglion parabolano egli è terrore,
Coglionello lo invidia per l’ ardimento e ‘l core.
Mister Bannati tra tutti bello e valoroso,
Menestrello raffinato e cor cantante,
Fondator del loco gagliardo e gaudioso
Ove si loda ogne verso ammaliante
E s’infama ogne scorreggion puzzoso
Como Nembokid e Coglionello ronzinante.
Che stando ognun di lor rotto in culo
Ogne scorreggia parìa quello di un mulo.
Oh, ecco che da lontan s’ode lo passo
Di Ser Budenzio capitan de li Bannati
Con la sua spada e senza far fracasso
Infilza le chiappe ai falsi troll malcapitati
E per la legge che fu del contrappasso
Trolla la stirpe dei Coglionelli inchiappettati.
Che quando per sventura lo veggon attorno
Treman come conigli al suon di un corno.
Or li bannati al babbion li sono attorno
E de le risa ognun par che smascelle
-Oh Coglionello sfigato perdigiorno-
Gridan ridendo mentre d’oca avea la pelle
Quel coglionazzo già stracco a mezzogiorno
Giacchè la notte vagava tra la stanze belle
A dir: - son io, son io, il grande Coglionello,
Ragliando all’aire como un asinello.
Or che Ernesto e i Bannati adosso vanno
A chi le stanze ammorba di carogna
Che lo fetor che fa è di gran danno
Chi ‘dà a’ li porci e chi lo vuole in gogna
Budenzio e Pelatone la sentenza hanno
Che come bestia castrarlo bisogna
Al fin che castrando questa gran bestiaccia
Lo fasullo troll d’ora in avanti taccia.
Ma un angel suggerisce alla brigata
Che a nulla serve castrar un uccello morto
Coglionello la vita ha già sprecata
E all’angel buono nessuno diede torto.
Così chi li sputò, chi gli fece una pisciata
Gettando l’animal ne lo sconforto.
Che trista vita attende i troll fasulli
Finché qualcun nel loro culo si trastulli
Or che è giunta la fin de lo mio canto
E al rosicone lo fegato sì tal si ingrossa,
Che sempre più si appresta al Camposanto
Tremando e temendo la novella mossa.
Saluto li Bannati che furon vanto
Ne la storia di chi nel ver trollò tanto.
Pel Coglionello ormai lo dado è tratto,
Al cielo trollerà como .... un infame sorcio matto.
